Job shadow ad Avilés, Spagna – 16/19 aprile 2024

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frecciaGalleria fotografica

frecciaPresentazione dell’esperienza

a cura della docente coordinatrice del progetto, Giusy Dossena

Al Cepa di Avilés siamo state ricevute con grande simpatia dai colleghi spagnoli che ci hanno presentato tutta la struttura, le aule e il personale.
Salendo le scale siamo state colpite da numerosi cartelloni relativi agli approfondimenti svolti con gli studenti: sulla salute mentale, l’educazione socioemozionale, la comicità con fumetti e battute, salute psico-fisica (comportamenti salubri e/o nocivi), le quantità di zucchero presenti in alcune delle più popolari bibite, lo sfruttamento e l’uso eccessivo di acqua dolce in Spagna, un abbecedario delle donne famose nel tempo e … foto delle donne del Cepa.
Li abbiamo fotografati e ci siamo appuntate per proporne anche in Italia ai nostri allievi.

Siamo poi state coinvolte in un’attività che mi ha impressionato per la sua semplicità ma anche efficacia: la Caccia all’oca.
Si è trattato di costituire dei gruppetti misti, italiani e spagnoli, e andare a caccia in città di alcune informazioni e inviarne foto e vocali al team insegnanti-giudici rimasti in sede Cepa: trovare cibo a km 0, trovare prodotti insostenibili per la quantità di km necessaria all’importazione, intervistare negozianti e supermercati in merito allo smaltimento del fresco invenduto, cercare negozi collegati all’app antispreco Too good to go.

Tutte le successive attività si sono svolte in compagnia degli allievi spagnoli che sarebbero poi venuti in Italia, abbiamo visitato siti storici, la città vecchia, abbiamo assistito a dibattiti di approfondimento, alla presentazione del Cepa.

Il nostro allievo musicista, Ashti Salam, ci ha intrattenuto con un breve concerto al Cepa, raccontando della diaspora del popolo curdo; abbiamo visitato la miniera di carbone di Arnao e ci siamo sentiti parte di quella grande umanità povera che cerca di vivere in modo dignitoso e solidale, rispettoso del pianeta.
Infatti, i nostri progenitori, anche a causa della loro povertà, ci hanno preceduto nell’abitudine anti- spreco, e non solo alimentare.

Il 19 aprile, ultimo giorno di mobilità, abbiamo ricevuto un sms da Iberia che ci informava di modifiche al nostro volo.
Abbiamo subito cercato di metterci in contatto con la compagnia aerea, ma inaspettate difficoltà del sistema internet ci hanno impedito di parlare con un’operatrice fino a sera.
Qui abbiamo saputo che il nostro volo era stato sospeso e il nostro gruppo smembrato, avremmo dovuto tornare in Italia separatamente, facendo viaggiare sola la piccola Confidence Asemota (diciannovenne che mai ha viaggiato sola), e il giorno successivo.
Contattata via cellulare la responsabile dell’agenzia Tartaruga (era ormai mezzanotte), ci ha consigliato di recarci ugualmente in aeroporto il mattino successivo e insistere ad oltranza perché ci trovassero un unico volo per il rientro.
Così abbiamo fatto e in aeroporto abbiamo saputo che lo spostamento nasceva dal fatto che a Malpensa era previsto uno sciopero proprio per quel giorno: pertanto Iberia si era risolta di seminarci qua e là e facendo persino arrivare qualcuno a Bergamo.
Dietro nostra insistenza, grazie anche all’intraprendenza e capacità persuasiva della nostra allieva cubana, Milagros Mayan, dopo ore passate in aeroporto, siamo riusciti a farci partire tutti assieme il giorno successivo (Leggi la versione inglese della relazione).

frecciaLa mia esperienza ad Avilès

a cura dello studente Ashti Salam

Questa esperienza mi è stata assolutamente utile per diverse ragioni.

La mia prof Manuela mi aveva detto: “Vai e vedrai che sarà unica”. Infatti, già dalla partenza ho trovato super simpatiche le mie compagne di viaggio, sia le prof che le studentesse.
Inoltre, ero l’unico uomo nel gruppo, quindi mi sentivo anche coccolato e anche chiamato con nomi diversi: come quando ci si ricorda un amico straniero, che magari non lo si vede da anni, oppure confondendo le lettere, chi mi dava del Lei usando il cognome … insomma, da subito è stato divertente.Io proprio ho trovato in questo viaggio quello che avevo immaginato: conoscere l’altro e sapere come funzionano altre scuole europee e vedere che anche gli adulti in Spagna, come in Italia, vogliono e tornano a studiare, ovviamente per tante ragioni diverse e si impegnano per aiutare l’ambiente.

Anche le studentesse e gli studenti spagnoli erano tutti simpatici e accoglienti per non parlare delle prof che ogni giorno ci hanno sorpreso con dei giochi ed esperienze preparate per noi.

Le attività tutte sull’argomento per cui eravamo partiti: imparare a non sprecare il cibo, mostrare reciprocamente come ci siamo organizzati in Italia, per ridurre lo spreco e imparare dagli spagnoli quello che fanno nelle Asturie.
È stata una sorpresa scoprire che alcune attività sono simili, ma altre sono del tutto nuove. Le abbiamo poi importate e fatte conoscere nel nostro Cpia in Italia.

Sono partito con i miei strumenti musicali e sono riuscito ad esibirmi nella biblioteca del Cepa davanti al pubblico degli studenti e dei prof, incuriositi alle mie parole e alla musica.
Conosco dello spagnolo solo poche parole, ma con l’aiuto di Milagros tutti sono riusciti a capirmi.
Nel frattempo, avevo trovato anche l’occasione di un concerto a Oviedo in un centro culturale e ancora di più ho sentito il calore del pubblico spagnolo, oltre a quello delle mie compagne di viaggio e prof spagnole che sono venute a sentirmi.

Qui ho conosciuto altra gente e c’era anche una ragazza curda che si è messa a ballare e che mi ha baciato la mano davanti a tutti: questo è un gesto d’onore che si fa dalle nostre parti come rispetto e gioia; io non me l’aspettavo e mi ha lasciato senza parole, ma è stato un gesto spontaneo che affonda le sue radici nella tradizione più profonda, va accettato così com’è.

Un altro gesto tradizionale, incomprensibile per chi non è del posto, è il modo di versare la sidra: per avere due sorsi nel bicchiere, quasi viene perso per terra mezzo contenuto della bottiglia! Con il rischio che poi ci scivoli sopra (è successo) un cliente o il proprietario stesso del locale e si faccia male …

Viaggiando si imparano tante cose, oltre che a studiarle, si conoscono le culture e le abitudini di nuovi paesi.
Questa è una vera ricchezza: conoscere gli altri senza barriere e confini!

Per finire, chiamatemi come vi è comodo, ma il mio nome è Ashti. (Leggi la versione inglese dell’articolo)

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