Progetto Chance | Progetti “Richiedenti asilo” | Progetto “Scuola in carcere”
Progetto Chance: un patto territoriale contro la dispersione scolastica
Il progetto, cofinanziato attraverso gli “Interventi Emblematici” della Fondazione Cariplo, persegue il seguente obiettivo:
- costruire un forte presidio territoriale da parte di attori differenziati in rete (Scuole, CFP, Comuni, Camera di Commercio, Confartigianato e altre associazioni datoriali, Centri per l’Impiego, cooperative sociali, …) per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, attraverso la valorizzazione di competenze distintive impiegate sinergicamente, l’attivazione di risorse in interventi trasversali e condivisi (scuola/azienda) nel rispetto del pluralismo delle esperienze, sia definendo uno strumento di governo territoriale che microstrumenti di attivazione volti ad agganciare tempestivamente e trattare i casi intercettati
Ritenendo la dispersione scolastica un fenomeno sottile, poco evidente negli esordi, difficilmente imbrigliabile nelle forme di interventi oggi esistenti, si ritiene che un lavoro su tale ambito non possa prescindere da
- un forte lavoro di rete e alleanze interistituzionali
- l’affinamento di strumenti di intercettazione e aggancio dei ragazzi tendenti alla marginalizzazione e quindi all’uscita dal circuito formativo
- l’ideazione di strumenti innovativi e sperimentali di trattamento con i ragazzi già fuoriusciti dal sistema
Nello specifico, obiettivi specifici di progetto saranno quindi:
- promuovere un’indagine conoscitiva della dispersione sul territorio lodigiano, individuando strumenti e prassi per stabilizzare la lettura, periodicamente aggiornabile, del fenomeno
- costruire un patto territoriale che coinvolga le scuole, i Comuni, le istituzioni che operano nell’ambito del lavoro, produzione, rappresentanza, oltre che il privato sociale locale… al fine di costruire allineamento negli interventi e convergenza nell’utilizzo delle risorse; si intende quindi costruire congiuntamente un documento riportante Linee Guida operative, che regolamentino le funzioni e i contributi istituzionali nell’area della dispersione (similmente a quanto riportato nel documento: linee di indirizzo provinciali per il contrasto alla dispersione scolastica e formativa, Provincia di Bologna
- favorire il governo della proposta formativa, da analizzare in rapporto alle possibilità occupazionali locali, sia ampliando le proposte professionalizzanti e brevi (bienni formativi, corsi serali triennali, …), sia sviluppando percorsi e indirizzi che offrono reali sbocchi occupazionali nel contesto produttivo locale, attraverso il confronto sistematico con gli interlocutori del mondo produttivo
- costruire dispositivi stabili e trasversali di intercettazione delle situazioni di fragilità/rischio abbandono, al fine di attivare tempestivamente strategie di inclusione e personalizzazione volte a impedire la fuoriuscita dal sistema formativo
- favorire efficaci percorsi di orientamento verso il comparto professionale (nel transito dalla scuola secondaria di I grado e di II grado) e di riorientamento tempestivo verso percorsi più adatti ai soggetti, in caso di errata scelta curriculare
- costruire dispositivi di progettazione individualizzata di snodo tra scuole e mondo del lavoro, al fine di offrire percorsi pratici di sperimentazione produttiva ai ragazzi già fuoriusciti dal circuito scolastico o a rischio abbandono
- dotare il territorio di strumenti e prassi agevoli (e non onerose) di certificazione delle competenze acquisite in contesti formali e informali, affinchè i percorsi formativi e professionalizzanti ideati possano essere pienamente riconosciuti e valorizzati
Progetto “Richiedenti asilo”
In Provincia di Lodi sono presenti 1000 richiedenti asilo in 21 strutture e in 2 S.P.A.R.R.
Negli a.s. 2015/2016 e 2016/2017 gli Enti Gestori hanno attinto all’offerta formativa erogata dal C.P.I.A. tramite iscrizione. In corso d’opera sono maturate due convinzioni:
- La necessità di garantire percorsi di A.A.L.I. adeguati ed ampi, nei tempi e nei contenuti. Il nuovo “Sillabo” per il livello PreA1 detta queste indicazioni: “Per i pre alfabeti, in particolare, la letteratura di settore indica come necessario un monte ore oscillante fra le 500 e le 700 ore.”
- Di fronte a tali numeri ci si è interrogati su chi gravasse l’onere di tale alfabetizzazione, pur restando in capo – a norma di Decreto Legge – al C.P.I.A. la loro organizzazione.
Per il primo punto anche nella Carta della Buona Accoglienza sottoscritta nel maggio 2016 da Min. Interno, Anci, … si fa riferimento a “corsi di italiano per un minimo di 10 ore settimanali” ed a un “investimento obbligatorio in formazione professionale o borse lavoro o tirocini per almeno il 10% dei migranti accolti che abbiano una permanenza ed un percorso di accoglienza di almeno 6 mesi”.
Per il secondo ci si è resi conto che alcune Prefetture avevano inserito, nei bandi per la gestione dei servizi, un esplicito riferimento all’alfabetizzazione (quindi a carico degli enti gestori dei CAS).
Ad es. La Prefettura di Roma nel Bando 2016 scrive: “Garantire a tutti gli utenti la partecipazione a corsi di lingua italiana L2 (alfabetizzazione e base) per un minimo di 10 ore continuative settimanali (…) corso tenuto da personale specializzato nell’insegnamento L2.”
In alcuni territori (vedi ad es. l’accordo operativo tra i Comuni del Cremasco) la spesa per A.A.L.I. era al 14% della quota giornaliera, terza voce dopo il vitto e l’affitto.
Per rispondere a queste due sollecitazioni nell’anno scolastico 16/17, dopo una fattiva interlocuzione con la Prefettura e gli enti gestori, siamo arrivati – nei primi mesi del 2017- a stilare una serie di convenzioni in cui:
- si poneva mano ad una collaborazione onerosa per gli e. g., attuata in modi diversi, ovvero:
- provvedendo “in modo diretto” ovvero tramite personale del CPIA, ai percorsi di A.A.L.I.
- valorizzando le professionalità già assunte dagli stessi enti gestori se “orientate” al ruolo di alfabetizzatori, chiedendo loro di sostenere sia la preparazione che l’esame Ditals e fornendo un ampio tutoraggio che ha prodotto non poche sinergie positive
- chiedendo agli enti gestori stessi, di assumere esperti alfabetizzatori da noi indicati, ovvero personale che aveva in corso una collaborazione a vario titolo (tirocinio, volontariato ecc.) presso le diverse sedi del Cpia
- chiedendo un rimborso spese nel caso in cui il numero limitato ovvero pochi singoli – non permetteva la gestione di un gruppo classe. Tale rimborso veniva sempre e comunque reinvestito per il materiale e quant’altro questo progetto richiedeva.
L’esperienza 16/17 é stata faticosa ma estremamente proficua. Ha permesso -come già detto- di creare e mettere in campo sinergie impensate ed impensabili sul territorio di riferimento; ha permesso di esercitare una supervisione quanto mai opportuna, mettendo a disposizioni le comprovate esperienze delle alfabetrizzatrici del CPIA.
Alla luce di questo primo anno sarà necessario:
- stilare un accordo di rete unico, accompagnato da una serie di schede tecniche/personalizzazioni per ogni Ente Gestore
- costituire un tavolo con le altre realtà operanti sul territorio e che condividono con noi la “passione educativa” per i richiedenti asilo e per i rifugiati (ad es. si sta cominciando a pensare ai percorsi professionalizzanti anche tramite interventi finanziati da fondazioni, …).
- governare – se non un progetto di vita – almeno un percorso formativo per ogni richiedente che ripercorra quanto stabilito dalle nostre linee guida e dalla normativa vigente e che sia orientato alla formazione professionale ed al mondo del lavoro.
Il Cpia in particolare cercherà di orientare il neonato registro elettronico verso una forma che sia spendibile in un ambito non strettamente scolastico.
Il Cpia cercherà di seguire molto più da vicino – attraverso una docente esonerata in modo parziale dall’insegnamento – questo processo perché diventi patrimonio condiviso e prassi consolidata- - rivedere la modalità di attuazione delle 10 ore settimanali di A.A.L.I. richieste dalla Prefettura perché, se da un lato ha prodotto una maggiore attenzione all’alfabetizzazione, dall’altro va inserita nel percorso/progetto di vita cui si faceva cenno sopra.
- promuovere tutti i passi perché le difficoltà che hanno connotato il progetto nel 16/17 siano superate e superabili.
Si cercherà inoltre di favorire un’interlocuzione oltre il territorio lodigiano. Gli accordi siglati (ad es. in Piemonte) dove l’alfabetizzazione è sostanzialmente tutta a carico dei Cpia piemontesi, col solo rimborso di una quota pro capite una tantum di € 20,00, lasciano estremamente perplessi.
Progetto “Scuola in carcere”
Riabilitare al futuro
La scuola in carcere è l’elemento fondamentale del percorso di riabilitazione per il futuro reinserimento nella società della persona detenuta; è un luogo di socializzazione, confronto, accettazione e scoperta dell’alterità.
Attraverso l’attività didattica, flessibile e calibrata sui bisogni individuali del corsista e del gruppo classe, ciascuno costruisce, recupera e consolida la propria identità al fine di riconquistare progressivamente una dimensione progettuale sulla propria esistenza.
La scuola è anche l’occasione per ristabilire una “normalità” nella scansione della giornata; è un impegno, favorisce una presa di responsabilità verso se stessi e verso gli altri a partire dal rapporto che piano piano si costruisce con gli insegnanti.
In classe si elaborano conflitti e si sperimentano nuove forme di convivenza. Ci si conosce attraverso “codici” diversi da quelli della quotidianità.
Didattica mirata
In questo percorso, un ruolo fondamentale lo svolge la didattica che è sempre ritagliata su misura (ancor più che in contesti scolastici “normali”) in base alle caratteristiche dei singoli e alle dinamiche di gruppo che si rivelano nel tempo scuola.
Per questo, la scuola in carcere (più che in altri luoghi) necessita di programmazioni aperte e flessibili, adattabili facilmente ai bisogni che di volta in volta emergono.
Corsi organizzati presso la Casa Circondariale di Lodi
Tenendo conto del percorso avviato l’anno scorso sono stati programmati e realizzati in forma sperimentale 2 corsi, ovvero uno di consolidamento e approfondimento delle nozioni acquisite l’anno scorso ed uno di secondaria di primo livello (ex licenza media).